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LEWIS

Di

LEWIS

Pubblicato il

Ottobre 26, 2021

Tag

comunicazione, CSR, GenZ, PR

Il web e i social sono oramai parte integrante della nostra vita e lo saranno sempre di più. Basti pensare che gli Zoomer, nati fra il 1995 e il 2010, sono nati in un modo già completamente digitale e i ragazzi cresciuti in questi anni non hanno mai conosciuto una realtà unicamente analogica.


Questo significa che sono abituati all’uso di internet, sanno usare il web e i social per leggere le notizie, raccogliere informazioni, imparare cose nuove o anche solo divertirsi. Sanno anche riconoscere contenuti sponsorizzati e organici, ma anche bufale e fake news diffuse sul web.

Secondo un sondaggio di TEAM LEWIS, che ha raccolto le risposte di oltre 300 Zoomer, la pubblicità online permette di scoprire nuovi brand nel 16% dei casi e ancora più efficaci risultano i micro influencer (17%). I grandi macro influencer e le celebrity sono invece tenuti in considerazione per la scoperta di nuove marche solo 5,6% dei casi.

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Autenticità, impegno e trasparenza

Gli Zoomer preferiscono la voce autorevole di un esperto di nicchia a una figura più mainstream. Un micro influencer che è davvero coinvolto da un prodotto risulterà più credibile agli occhi del proprio pubblico nella promozione di quel prodotto e delle soluzioni che offre, perché ne sarà sinceramente convinto.

Inoltre, le nuove generazioni sono attente a tematiche globali di interesse sociale, come l’ambiente, l’inclusività, l’equità di genere e si aspettano dai brand prese di posizione su quegli stessi temi. Si aspettano anche che questo impegno non sia solo di facciata, ma che le aziende mettano in campo azioni concrete per i valori in cui credono davvero.

Per i professionisti della comunicazione questi due aspetti rappresentano degli elementi cruciali per ripensare il proprio approccio. La comunicazione deve essere autentica, spontanea e soprattutto onesta per raggiungere il cuore della Generazione Z. In due parole? La comunicazione dovrebbe essere etica.

Etica nella comunicazione

Senza ombra di dubbio, comunicare in modo etico dovrebbe essere una priorità assoluta per tutti i professionisti delle relazioni pubbliche. Il più delle volte, tendiamo a dare priorità a obiettivi collegati ai risultati come generare consapevolezza, stimolare l’acquisto e orientare la domanda. Tuttavia, è importante anche saper fare un passo indietro e chiedersi se si è stati totalmente onesti e trasparenti.

La comunicazione è uno strumento fondamentale per sviluppare una relazione e creare fiducia con il tuo pubblico, perché ha il potere di plasmare la narrazione di qualsiasi argomento, dalla politica alla tecnologia, e per questo richiede un approccio etico.

Pensa al rovescio della medaglia: una strategia di comunicazione non etica può seriamente danneggiare la reputazione online di un’azienda. Immagina un comunicato stampa che racconta di una caratteristica unica che in realtà un prodotto non possiede, o un post social che esagera sui premi di un’azienda. In casi simili il tuo pubblico perderà immediatamente fiducia verso il tuo brand.

Comunicare con la Generazione Z: comunicazione etica

Comunicare in modo etico vuol dire in modo chiaro, conciso, veritiero e responsabile. Ma in un mestiere in cui non esistono linee guida precise, talvolta può essere complesso capire come farlo.

Proprio come per la medicina, che ha i suoi codici e regolamenti deontologici da seguire, anche i professionisti della comunicazione dovrebbero osservare delle norme di condotta etiche che siano la colonna portante della loro strategia ed elemento imprescindibile di professionalità.

4 elementi chiave per una comunicazione etica e onesta:

1 – Trasparenza e onestà

Comunica solo ciò che sei sicuro sia vero. Questo punto potrebbe risultare più difficile ma tieni presente che, anche se fatto in buona fede, basta che solo l’ 1% di una comunicazione sia non precisa o falsa, perché venga considerata non etica.

Prima ho parlato di “responsabilità” ed è proprio qui che entra in gioco: ricorda che la responsabilità di garantire che ogni singola parola sia veritiera e corretta ricade sempre sul professionista della comunicazione. Questa attenzione alla responsabilità sociale d’impresa necessita di ricerche, perché ogni informazione, riferimento o fonte siano corretti.

Essere trasparenti significa fornire una rappresentazione veritiera della realtà presentando tutti i dettagli rilevanti, inclusi anche avvertimenti o aspetti negativi, per quanto piccoli possano sembrare.

Anche se generalmente si pensa che nelle relazioni pubbliche si debba usare un po’ d’astuzia, non si dovrebbe mai alterare una narrazione sulla base di ciò che vuoi far credere al tuo pubblico.

2 – Capisci il tuo pubblico

Prima di iniziare a scrivere, dovremmo sempre chiederci:

  • A chi è rivolto questo messaggio?
  • Che conoscenza di base ha della materia?
  • C’è un modo per esprimere questi concetti in maniera più diretta?

Non dimenticare che la comunicazione è sempre un processo bidirezionale. Non si tratta solo di trasmettere un messaggio, ma anche di capire come questo verrà accolto dal pubblico, il che dipenderà da come è stato decifrato dal tuo target di riferimento.

Questo significa che dobbiamo sempre tenere conto di eventuali barriere linguistiche che la nostra audience potrebbe dover fronteggiare, ma anche del contesto culturale e dell’apparato di valori che caratterizzano il nostro target, per scegliere le giuste parole e veicolare il nostro messaggio correttamente. Solo adottando queste cautele possiamo assicuraci di comunicare in un modo che non possa essere percepito come umiliante, intollerante o addirittura odioso.

Ricorda che è proprio a questi dettagli che la Gen Z presta grande attenzione e, come dicevamo, la comunicazione e il linguaggio adottati hanno un grande potere che non dovrebbe essere preso alla leggera. Pensa a quante campagne sono state criticate proprio per aver scelto parole considerate discriminatorie e quante altre si sono invece distinte per essersi sapute rivolgere nel modo più adatto non solo al target, ma anche ai valori condivisi da pubblico e azienda.

Per esempio, in occasione della giornata delle bambine, LEGO con la sua campagna Ready for Girls ha annunciato che modificherà il linguaggio delle proprie etichette per eliminare i riferimenti di genere dai giocattoli e trasmettere così il messaggio che le costruzioni sono adatte a tutti, indipendentemente dal genere.

 

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3 – Scegli il momento e il luogo giusti

Essere un comunicatore etico non riguarda solo “cosa dici”, ma anche “quando” e “dove”.

Sii discreto e attento nella scelta del momento e del luogo più appropriato per comunicare, pianificalo con attenzione e in maniera strategica. Ricerca il tuo pubblico, valuta le varie opzioni in termini di media e canali, tieni sempre in considerazione eventuali eventi globali che possono influenzare il modo in cui il tuo messaggio verrà ricevuto e percepito.

Considera che saper scegliere il quando e il dove, può offrire anche delle opportunità a cui magari non avevi pensato. Per esempio, lo scorso anno McDonalds ha realizzato una campagna in occasione del Ramadan, con delle clessidre trasparenti che si riempivano gradualmente nel corso della giornata e solo dopo il tramonto mostravano i celebri panini. La campagna ha saputo sfruttare un momento dell’anno particolare per tutte le persone di fede islamica, nel pieno rispetto dei loro dettami religiosi, che vietano la rappresentazione di alimenti durante le ore del digiuno.

4 – Solo quello a cui tieni davvero

Come abbiamo detto, una comunicazione trasparente, onesta e spontanea è il modo migliore per conquistare la Generazione Z, ma non basta. Quello che gli Zoomer si aspettano dai brand e dai professionisti della comunicazione è che questo approccio si accompagni a un impegno concreto e autentico da parte delle aziende. Progetti e campagne di carattere sociale e la loro comunicazione dovrebbero insomma andare di pari passo, per darsi forza e slancio a vicenda. In caso contrario, si ricade facilmente nel fenomeno del così detto washing, ovvero di attività di facciata che hanno il solo scopo di “ripulire” l’immagine di un brand, ma che nella maggior parte dei casi rischiano di ottenere l’effetto contrario e di far perdere credibilità all’azienda. Gli Gen Z non si lasciano ingannare tanto facilmente!

Ora che hai le idee più chiare, cosa cambieresti nel tuo modo di comunicare per raggiungere la Generazione Z?

Scarica il report Generazione Z: pronti per gli Zoomer? per saperne di più sulla nuova generazione che sta salendo alla ribalta.

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