E proprio quando pensavamo di aver imparato a padroneggiare l’arte del social media marketing, è arrivata l’AI generativa e ha riscritto completamente le regole del gioco, inondando le piattaforme di contenuti generati da ChatGPT e Midjourney. La creazione di contenuti è diventata inarrestabile. Da un giorno all’altro, l’intelligenza artificiale ha trasformato il panorama della produzione di contenuti e da quel momento il marketing non è stato più lo stesso.
Ma niente panico: questo robot selvaggio può essere domato. Servono solo tempo, pazienza e tanta determinazione. Non si tratta di rinchiudere il mostro dell’AI in una gabbia, quanto piuttosto di imparare a gestirne l’enorme potenziale.
Un enorme risparmio di tempo
Come tanti altri colleghi, avevo già iniziato a sperimentare con i tool di AI per scrivere i miei contenuti. Il vantaggio più evidente? Un enorme risparmio di tempo. I marketing leader cinesi affermano di risparmiare 6-7 ore a settimana grazie all’AI, automatizzando le task, migliorando l’efficienza e ottimizzando le strategie. In Francia, Germania, Paesi Bassi, Regno Unito e Stati Uniti si parla invece di 3-4 ore risparmiate alla settimana. Questo tempo in più spesso viene investito in creatività, sviluppo personale e per lavorare meglio. In poche parole, un miglior work-life balance.
Ovviamente, per domare questo robot selvaggio serve investire tempo ed energie, soprattutto nella fase iniziale. Capire come funzionano i Language Learning Models (LLM) è fondamentale per padroneggiarli al meglio. Non basta scrivere una domanda e aspettarsi qualche magia: è necessario capire le logiche del prompt engineering per guidare l’AI verso i risultati desiderati.
Integrare i tool di AI generativa nella mia routine è diventato naturale, ma solo dopo una valanga di tentativi ed errori. Per me, si tratta di un cheat code per scrivere i contenuti, un turbo per chi ha già dimestichezza con il copywriting. Mi ha permesso di gestire più progetti contemporaneamente, mantenendo alta la qualità. Non a caso, nel mondo creativo l’AI viene impiegata principalmente per l’ideazione dei contenuti e il copywriting. Con tutti i suoi limiti, questi strumenti si sono comunque rivelati sorprendentemente utili per alimentare la creatività nel marketing.
Chiaro: ChatGPT non sostituisce il buon gusto o la capacità di scrivere bene. È un potenziatore, non una bacchetta magica. Anche con mille tentativi di prompt e dando tanto il giusto contesto, gli output generati spesso mancano di “anima”, forse perché i LLM non hanno un punto di vista personale. Ma tutto potrebbe cambiare nel giro di pochi anni.
Fiducia sì, ma con occhio critico
Nonostante l’entusiasmo generale, i dubbi sull’Intelligenza Artificiale non mancano. Secondo uno studio TEAM LEWIS, il 61-75% degli intervistati in Francia, Germania, Paesi Bassi, Regno Unito e Stati Uniti teme che l’AI possa sostituire i creativi. In Cina, questa preoccupazione tocca il 52%. E intanto, l’Authors Guild (insieme ad autori come John Grisham e George R.R. Martin) ha fatto causa a OpenAI per l’impiego di moltissimi libri nell’addestramento degli algoritmi di machine learning.
Poi è toccato a Hollywood scioperare, spaventata dall’idea di diventare obsoleta a causa dell’AI. Io non mi sono fatto prendere dal panico, forse perché l’AI, nelle sue molteplici forme, è sempre stata parte della mia vita: dai NPC (non-Playable Characters) nei videogiochi alle luci e ai riscaldamenti smart in casa mia. E poi, diciamocelo, non è mai stata una questione di se, ma di quando.
Ora, marketer e content creator stanno capendo che servono nuove linee guida per utilizzare l’AI in modo efficace. Solo chi ha già dimostrato il proprio valore può permettersi di ignorare questa opportunità.
Tra incertezza e creatività
Alcuni marketing leader sono ancora indecisi sull’efficacia e l’utilità dell’AI generativa nel design e nella creazione di contenuti. Negli USA, un terzo del campione intervistato (33%) ritiene che l’AI non porterà benefici al content marketing, ad esempio per quanto riguarda le attività di copywriting per blog o e-book. In Cina, invece, un quarto (26%) non crede che l’AI possa portare valore nella creazione di contenuti creativi, come i video o il graphic design.
Anch’io avevo delle perplessità iniziali. Ma dopo aver sviluppato un mio sistema di prompting, ogni dubbio sul ruolo dell’AI generativa per migliorare il processo creativo è sparito. I risultati della mia routine quotidiana di scrittura, uniti ai dati provenienti da un contesto più ampio, hanno confermato il suo immenso potenziale per la creatività. E non sono l’unico a dirlo: circa la metà degli intervistati (50-60%) in Cina, Europa e UK afferma che aumenterà l’utilizzo dell’AI ai fini creativi. E con il boom dell’AI nel marketing, oltre tre quarti negli USA (78%) ritengono che i marketer saranno obbligati a essere ancora più creativi, una visione condivisa anche da due terzi degli intervistati in Europa e UK (69%).
L’AI generativa è già diventata uno degli strumenti più potenti all’interno del nostro arsenale digitale, amplificando la creatività e velocizzando i brainstorming.
Il robot selvaggio nella stanza
Il sentiment sull’AI varia a seconda del paese, ma c’è una preoccupazione comune: le implicazioni sulle competenze e sul lavoro. Avremo la conoscenza e gli strumenti necessari per domarla, o ci travolgerà completamente? I marketing leader a livello globale ritengono che avere dimestichezza con l’intelligenza artificiale e il machine learning, insieme a competenze in ambito analitico ed etico, richiederà un ulteriore sviluppo (78%) e sostengono che ciò debba avvenire il prima possibile.
Mentre tutti parlano di reskilling e posti di lavoro a rischio, io penso a un altro problema: l’accessibilità dei tool di AI. I tool più avanzati saranno sempre a pagamento, mentre quelli gratis diventeranno sempre più limitati. Questo trend è destinato a continuare, visto che OpenAI ha già annunciato pubblicamente che l’abbonamento a ChatGPT potrebbe arrivare a costare fino a 22$ nel 2025 e 44$ nel 2029. Inoltre, a causa di questioni geopolitiche, nuove leggi sulla privacy o regolamentazioni locali, certi algoritmi disponibili oggi potrebbero sparire da un giorno all’altro.
Evidenziare le preoccupazioni e affrontare le critiche all’IA generativa ci aiuterà a sviluppare collettivamente un’etica più solida per definirne un corretto utilizzo. Come, perché e per cosa utilizziamo l’IA sono domande fondamentali, e sarà necessario definire linee guida di riferimento per guidare questa relazione collaborativa in futuro. Quando i LLM e l’AI generativa consentiranno a chiunque di generare contenuti per i quali scrittori e artisti come me vengono pagati, è chiaro che le inevitabili conseguenze sociali ed economiche dovranno essere affrontate.
Un ultimo prompt
Nei prossimi anni, l’AI generativa continuerà a evolversi. I marketer devono attivarsi già ora per domare questo robot selvaggio e attingere al suo potere per fare del bene. Ma attenzione: chi sceglie di affrontare questa potente tecnologia, deve procedere con cautela e pazienza, altrimenti rischia di fare passi falsi che potrebbero portare a brand misalignment o fughe di dati sensibili.
La posta in gioco è alta e gli errori si pagano cari. Ciononostante, dovremmo tutti trovare il modo di sfruttare l’intelligenza artificiale generativa con una mentalità strategica ma curiosa, altrimenti rimarremo indietro in questo panorama digitale in continua evoluzione che non aspetta nessuno.