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LEWIS

Di

TEAM LEWIS

Pubblicato il

Giugno 20, 2024

Nel settimo episodio della nuova stagione di Una Cosa Al Volo, parliamo con Andrea Sesta, uno degli autori di Lercio.it. Nella vita si occupa di comunicazione, libri, meme e pirati.


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Andrea Sesta

Andrea Sesta (Verona, 1988 – L’Avana 2101) è uno degli autori di Lercio.it. Nella vita si occupa di comunicazione, libri, meme e pirati.

Fondato nel 2012, Lercio è un sito satirico italiano di false notizie di taglio umoristico, comico e grottesco che fanno il verso agli articoli tipici della stampa sensazionalistica. Il suo nuovo libro, 70 grandi rompicazzo della storia (People, 2024) è in libreria da fine giugno!

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Alessia: C’è un sito che sicuramente almeno una volta abbiamo letto tutti quanti, sia per il nome – che già è tutto un programma – sia per quello che si trova su questo portale. Il sito in questione si chiama Lercio ed è appunto uno dei principali siti satirici italiani di finte notizie che però hanno un taglio molto umoristico, comico, quasi grottesco.
Perché parliamo di Lercio? Perché è con noi oggi ospite Andrea Sesta, uno dei founder e degli ideatori di questo progetto che ormai dura da diversi anni, nonché uno degli autori di quelle che sono le battute e le notizie che, almeno una volta, abbiamo condiviso in una delle nostre chat. Ciao Andrea!

Andrea: Ciao, grazie per avermi invitato.

Alessia: Grazie a te per aver accettato l’invito. Speriamo che la nostra ironia sia un po’ al passo con la tua, perché ammetto che io a battute e fake news sono po’ carente.

Andrea: Vedremo. Faremo anche un test a un certo punto.

Alessia: Non sveliamo di più per il momento.
Dicevamo, sei uno dei founder di Lercio. Prima di tutto, come è nato il portale e soprattutto perché questo nome, che è molto particolare?

Andrea: Se devo dirla brevemente, Lercio nasce duemila anni fa in una mangiatoia a Betlemme. Però ci sono storie diverse, alcuni fact checker potrebbero smentire. Quello che posso dire ufficialmente è che noi siamo nati nel 2012, uso il plurale non perché io sia come il mago Otelma, ma perché siamo un gruppo che adesso è di 20 persone. Quando siamo partiti eravamo 35-36 e siamo andati riducendoci, come quando si distillano i liquori più pregiati. L’idea è nata proprio facendo la parodia di Leggo, il free press che adesso è solo un sito. Nel 2012, quando siamo partiti, era ancora cartaceo, pensate.

Alessia: Quando eravamo giovani, insomma.

Andrea: Esatto. Quando siamo partiti la Crimea faceva ancora parte dell’Ucraina, Paola e Chiara non erano più insieme. Questo per dire quanto cambiano le cose in dodici anni. Nel 2012 nasce la parodia di Leggo con notizie sensazionalistiche senza capo né coda. Questa cosa è nata da un ragazzo che si chiama Michele Incollu, che conoscevamo on line perché scrivevamo insieme le battute sul sito di Daniele Luttazzi, comico satirico che adesso ha ripreso a fare una cosa simile sul Fatto Quotidiano, una rubrica che si chiama La Palestra, una palestra comica satirica che all’epoca faceva sul suo blog personale. Noi eravamo quelli che più scrivevano battute e che più venivano pubblicati sul blog di Luttazzi. Poi lui l’ha chiuso per i suoi motivi, noi ci siamo semplicemente rintracciati on line su Facebook – quando ancora si utilizzava Facebook per quelle cose – e abbiamo iniziato un nostro progetto comico satirico che si chiamava Acido Lattico. Uno degli autori di Acido Lattico, Michele Incollu, ha inventato lercio.altervista.org. Ce l’ha messo in chat, l’abbiamo guardato, alcuni hanno detto “Ma dove vuoi che vada?”, mentre altri “Bello, posso scrivere qualcosa anch’io?”. E così siamo partiti.

Alessia: Questa era la versione ufficiale, non quella mitologica iniziale.

Andre: Questo sta a voi scoprirlo.

Alessia: Siete uno dei principali siti satirici in Italia per quanto riguarda le fake news, tema che peraltro è andato sempre più in crescendo negli anni. Addirittura, è notizia di qualche settimana fa uno degli ultimi report del World Economic Forum dedicato ai global risk, i rischi globali che si possono abbattere sulla nostra società, in cui le fake news vengono definite il più grande pericolo globale a breve termine. Voi che ci lavorate tutti i giorni con le fake news, che tipo di rapporto avete?

Andrea: Abbiamo un rapporto complicato, che però è quello dello scienziato del CERN che crea una piccola esplosione nucleare in laboratorio per capirne gli effetti, con tutto il rispetto per le esplosioni nucleari. Però, a proposito di scienza, facciamo subito una distinzione. C’è una differenza di fondo tra quelle che sono le fake news e quelle che facciamo noi, che sono delle battute travestite da notizie. Se vogliamo fare una nomenclatura, le fake news sono notizie false con un messaggio falso che si vuole venga creduto vero. Quelle che facciamo noi, cioè il news satire, la satira del giornalismo, le fictional news, sono false notizie che si vuole vengano credute false ma il cui messaggio è vero. Noi facciamo una battuta, stiamo dando una nostra opinione su un fatto di cronaca o su un evento del mondo, e questa è la differenza di fondo. Quindi tecnicamente non facciamo fake news. Mi dispiace rovinare le speranze di chi sperava di avere qualche altra rivelazione ascoltando questa puntata, però noi facciamo fictional news.
Quello delle fake news è un problema innanzitutto ecologico: vivere in un mondo fisicamente sporco non solo è brutto, ma è nocivo per la salute. Allo stesso modo, vivere in un mondo digitalmente sporco è nocivo per la salute on line. C’è anche da dire che però quello che speriamo di fare è sviluppare degli anticorpi. Detta molto brevemente, si legge una notizia on line, questa notizia ci fa arrabbiare o ci fa ridere, però prima di partire dal presupposto che sia vera, ci si può domandare “È vero o è Lercio?” o anche solo “È vero o è falso?”. Se solo una persona si pone questa domanda, allora sta mettendo lo spirito critico tra quello che sta leggendo e la scelta di arrabbiarsi o di condividere quello che ha appena letto. E questo forse può aiutare il dibattito pubblico.

Tommaso: Parlavi appunto di fictional news, una sorta di parodia del giornalismo. Secondo te c’è una linea sottile tra la parodia e la fake news o anche la semplice news di un giornale?

Andrea: Sì, è una linea sottile e molto permeabile, a volte i confini si confondono. Questo per tanti motivi. Innanzitutto perché è capitato che a volte si sono avverate delle cose che abbiamo scritto, e già questo dovrebbe essere un campanello d’allarme a proposito di salubrità del discorso pubblico.
Ti faccio un esempio. Una volta abbiamo scritto “Cina: giornata lavorativa ridotta a 24 ore”. È chiaro che si tratta di un’esagerazione, non c’è bisogno di spiegarlo. Ma l’estate scorsa, quando è venuta fuori una delle varie inchieste sul caporalato, è uscito fuori che c’erano delle persone che venivano fatte lavorare 26 ore di fila. Quando uno legge questa cosa dice “No aspetta, è impossibile lavorare 26 ora perché tu puoi lavorare massimo 24 ore al giorno”. Sì, però puoi lavorare 24 ore più 2, ovviamente. Vi lascio immaginare le condizioni di questi schiavi. Noi pensiamo di spararla grossa dicendo che c’è chi lavora fino a 24 ore, e invece no, si può lavorare fino 26 ore al giorno praticamente. E quindi sì, la realtà si occupa sempre di superarci a destra. Un esempio molto più semplice: una volta abbiamo scritto che erano state inventate le ballerine da uomo e l’estate dopo sono uscite veramente le scarpe ballerine da uomo, quindi siamo anche dei trendsetter.
Apro una parentesi. Noi abbiamo dei cugini tedeschi di cui dopo magari approfondiamo, con cui ci scambiamo delle battute. Non sono solo tedeschi i nostri cugini, sono sparsi per tutta l’Europa… Ma i tedeschi una volta hanno scritto “Nuova moda tra i giovani: inventate le sciarpe per caviglie” visto che i ragazzi di solito usano i pantaloni con i risvolti propri che lasciano le caviglie scoperte. Questi tedeschi si sono inventati questa battuta, facendo anche una bella immagine che è andata virale con delle sciarpe avvolte attorno alle caviglie. Noi abbiamo preso questa notizia e l’abbiamo tradotta in italiano in accordo con i nostri cugini del Der Postillon, che è l’omologo tedesco di Lercio. In Germania la notizia è andata bene ma è finita lì, quando è uscita in italiano è finita su un sacco di portali anche di moda, tipo Women’s Health, Yahoo! Notizie e cose così ed è riuscita a uscire anche nella stampa estera. È successo che hanno letto questa notizia “Nuova moda tra i giovani: arrivano le sciarpe per caviglie” e hanno visto che era una notizia italiana. Quindi hanno pensato “Italia, Milano, moda. Chiaramente questa cosa è vera”. Questa notizia da tedesca è diventata italiana e da italiana è diventata globale. A un certo punto su Amazon hanno anche iniziato a vendere dei foulard come “sciarpe per caviglie”, secondo la moda italiana. Questo è tutto vero, potete controllare tutta la genealogia. Vi lascio immaginare come se la sono presa i tedeschi quando loro hanno scritto una notizia che tutto sommato faceva ridere, ma finiva lì, poi sono arrivate le cicale italiane che hanno rubato alle formiche tedesche. “Arrivate voi, mettete la firma in italiano e quindi è la cosa più vera del mondo”.
A volte le notizie si avverano in questo senso qua. Altre volte è proprio il modo in cui dai una notizia che è permeabile verso la fake news o può sembrare una cosa strana. Penso a quelle notizie che si trovano magari in fondo ai giornali. Magari è morto il cane del vicino di Adriano Celentano, però c’è scritto proprio “Grave lutto: è un dramma per tutti i fan di Celentano”. È vero che è morto il cane del vicino? Sì, forse non è una notizia, però comunque è una cosa che è successa quindi tecnicamente vera, cioè che è morto un cane legato a Celentano – che salutiamo. È veramente una notizia? No, non ha il grado notiziabilità, però questo crea sempre quella confusione, quella sporcizia all’interno del panorama mediatico.

Alessia: Tra l’altro mi fa molto ridere, rispetto a quello che ci stavi raccontando, come alcune volte la realtà supera la fantasia. C’era un portale che si chiama proprio Ah ma non è Lercio, dedicato a moltissime notizie che uno penserebbe potrebbero essere fake news ma in realtà sono notizie vere. Forse il fatto che le fake news hanno preso così tanto piede sull’informazione italiana è perché effettivamente c’è un pregresso di informazione veramente di bassissima lega, come il cane del vicino di Celentano che trovi nell’ultima pagina, ma che magari è anche quella che ti fa fare maggiori click nell’arco della giornata.

Andrea: Esatto. Tra l’altro vi dò una notizia. La pagina Facebook Ah ma non è Lercio esiste da prima di Lercio. Aveva un altro nome, si chiamava tipo “Notizie incredibili ma vere”. Quando siamo andati virali le prime volte, tra il 2013 e il 2014, hanno cambiato il nome alla pagina in Ah ma non è Lercio. Questo ci ha fatto piacere ovviamente, perché significava diventare un’antonomasia. Però ecco, tecnicamente esistono da prima di Lercio.

Alessia: Hanno praticamente coniato insieme a voi un modo di dire, perché ancora oggi si commentano delle notizie veramente surreali dicendo “Ah, ma non è una notizia di Lercio”.

Andrea: Esatto. Lì raccolgono titoli veri che escono sui giornali, scritti apposta, se non altro per stupire. Alcune cose fanno semplicemente ridere. Io ho sempre in mente questo vicolo cieco intitolato a Braille, che è una cosa uscita su Repubblica. È brevissima, è proprio una battuta, avrei voluto scriverla io, però è una cosa vera o comunque narrata come tale. È veramente un gioiellino, sono quattro-cinque parole e c’è tutta una storia, un presupposto, un qualcosa che succede dopo. Perché poi è stato inaugurato il vicolo cieco dedicato a Braille. Cosa si può aggiungere su una cosa del genere? È merito dei giornalisti, dovrebbero fare il nostro mestiere, cioè scrivere battute. Alcuni alcuni lo fanno, secondo me c’è spazio per entrambi.

Tommaso: Ma sveliamo un attimo gli altarini. Andrea, a te nello specifico è mai capitato di credere a una notizia che poi si è rivelata falsa? Te lo dico perché io se penso alla prima major news a cui sono cascato era Fabri Fibra che nel 2006 aveva finto la sua morte attraverso un video, che poi era semplicemente una trovata pubblicitaria. E ovviamente c’ero cascato in pieno.

Andrea: Sì, mi è capitato. Io penso che capiti a tutti e non c’è di che vergognarsi, basta rendersene conto. Sembra che adesso stia facendo uno spot per la disfunzione erettile. Invece no, sto dicendo che anch’io ho creduto a delle fake news. Me ne vengono in mente due, una abbastanza noiosa e la racconto velocemente. All’epoca c’era Hollande presidente della Francia, per cui era prima di Macron e di Sarkozy. Hollande era presidente del Partito socialista e all’epoca in Italia forse era ancora il periodo in cui il Movimento 5 Stelle era molto verso il sentimento anti-casta. È uscita questa notizia che Hollande aveva tolto le auto blu, aveva tagliato gli stipendi parlamentari, aveva fatto pulizia ed era uno di quei momenti in cui dicevi “Ah, che bello. In Francia fanno le cose, mentre noi qua siamo ancora con gli autisti degli autisti degli autisti dei consiglieri di circoscrizione”. Invece era una cosa creata totalmente a caso, giusto per farti dire “Ah, che bella la Francia, che brutta l’Italia”, che fondamentalmente è come funziona adesso la propaganda russa sui notiziari.
Una molto più recente, verso la fine dell’anno scorso, era quella su Andrew Tate, “l’atleta” di un’arte marziale di cui non mi ricordo il nome, in cui comunque ci si mena male. Lui è anche streamer, podcaster, maschilista, maschio Alfa, quello che flexa gli orologi, le macchine e tutte queste cose qua. Sembra un trapper, ma ogni tanto si menava con le altre persone. Su Twitter aveva preso in giro Greta Thunberg flexando la sua auto e il suo garage, che emetteva più di quanto poteva permettersi tutta la Svezia a livello di CO2. Uscì la notizia che tramite questo tweet e la foto che aveva fatto lui, l’Interpol era riuscito a rintracciare e capire dove si trovava in Romania, ed era andati a prenderlo a casa. Greta Thunberg aveva risposto una cosa tipo “Gotcha”, cioè “Colpito”, come se li avesse mandati lei. Però sembrava proprio che Andrew Tate si fosse fregato facendo quel tweet. Che è una storia bellissima: tu fa il gradasso con una ragazza, parlando di inquinamento e vantandoti di quanto inquini, ma nel giro di una notte vieni arrestato. Questa cosa qui non è tecnicamente vera, nel senso che l’Interpol lo stava già cercando da un po’, hanno solo aspettato il momento giusto e sono andati a prenderlo. Guarda caso era la sera dopo quel tweet. Però ci piaceva credere che con quel tweet contro Greta Thumberg, lei stessa l’avesse mandato in carcere. Lui adesso si dovrebbe ancora trovare ai domiciliari da quelle parti in est Europa. E a questa cosa ci credi, perché è una cosa che ti piace, ti fa piacere sapere che ogni tanto c’è una giustizia se non divina, almeno terrena, no? Invece non è andata proprio così.

Alessia: Tra l’altro una storia che ricordo benissimo anch’io, a cui avevo creduto perché poi i giornali l’avevano ricamata per tanti giorni dicendo che era stato grazie a quel tweet che erano riusciti a risalire al posto in cui si trovava.

Andrea: Per i metadati della foto, certo. E non è solo una questione di Twitter in questo caso. Perché io leggo la notizia su Twitter, poi magari c’è un articolo sul Corriere Della Sera o su il Fatto Quotidiano. Solo dopo è arrivato il momento di correggere, ma c’è stato un breve periodo in cui sembrava fosse andata esattamente così. Non è andata proprio così, però appunto ci possiamo cascare tutti e non c’è nulla di male. È una cosa che può succedere veramente, è naturale come la cosa di cui parlavo prima. E il punto è: quando si capisce che si sta sbagliando, bisogna fermarsi o fare un passo indietro se si è nella posizione di poter correggere il proprio ruolo e dire “Scusate, ho sbagliato. Guardate che la cosa vera è un’altra, un pochino diversa”. E poi proseguire, non c’è bisogno di fustigarsi se si sbaglia.

Alessia: Tra l’altro, proprio a proposito di chi ci casca e chi no alle fake news, parlavamo all’inizio di metterci alla prova e vedere effettivamente quanto ne sappiamo – in questo caso io e Tommaso, ma anche chiunque ci stia ascoltando – a proposito di fake news. Lercio ha fatto un libro un paio di anni fa, edito BUR, chiamato Vero o Lercio?. Il titolo è già tutto un programma in questo caso, nel vero senso della parola, perché potrebbe essere un programma televisivo che mette alla prova lo spettatore per vedere quanto effettivamente ne sa di notizie vere, verosimili, surreali o totalmente inventate. Ci vuoi raccontare qualcosa di più su questo progetto? Come è nato, se diventerà magari un programma tv, se vi è mai venuta l’idea?

Andrea: Sì. Se se ci stanno ascoltando da DMax o da Warner: Fazio ce l’avete, avete Amadeus, forse vi manca Lercio? Non so, fatevi una domanda. Il Vero o Lercio? nasce come una delle prime cose che abbiamo iniziato a fare dal vivo, perché appena abbiamo avuto un buon numero di battute ci siamo resi conto che questa cosa potevamo portarla in giro e quindi andavamo nei locali, leggevamo le nostre battute come fosse un telegiornale e però concludevamo lo show – che esiste ancora in maniera diversa e sviluppata – con questo quiz che si chiama Vero o Lercio?. Funziona così: io leggo una notizia e quando siamo nei locali il pubblico, quando va male magari soltanto la mamma e la zia, ci dice se la notizia che viene letta è vera ed è stata pubblicata effettivamente su un giornale, o se ce la siamo inventata noi. Siete Pronti?

Alessia: Prontissima.

Andrea: Visto che parlavamo di Francia poco fa.
“Francia: muore di infarto mentre fa sesso in un viaggio d’affari. I giudici: «È un incidente di lavoro»”

Tommaso: Vero.

Alessia: Vero.

Andrea: Bravi, è vero, complimenti. Sapete che la Francia è una nazione altamente sindacalizzata, quindi giustamente…

Alessia: Non andremo a indagare oltre del perché abbiamo pensato vero a una notizia di questo tipo, ma va bene.

Andrea: “Decidono di sparare i petardi in casa per non spaventare i cani e muore la nonna”.

Tommaso: Io vado di vero.

Alessia: Anch’io vero, perché il primo di gennaio ne senti di ogni tipo.

Andrea: No, è Lercio. Per fortuna per la nonna, questa nonna non esiste. Però non vogliamo dare idee a chi ci sta ascoltando. Vogliamo dare molte idee a chi sta ascoltando, ma non questa.
“Napoli: tenta strage in una scuola elementare ma gli rubano le armi”.

Tommaso: Io vado ancora di vero, ci credo.

Alessia: No, dai, falso.

Andrea: Allora, è Lercio. Avete sbagliato entrambi, perché non si dice “falso” ma si dice “Lercio”.

Alessia: Dai, dammela buona!

Andrea: “Latitante si finge suora per sfuggire al carcere: arrestato”.

Andrea: Da notare che hai usato un maschile.

Tommaso: Lercio.

Alessia: Lercio.

Tommaso: Lerciume proprio.

Andrea: Controllo perché mi ricordo. Tu cosa hai detto?

Alessia: Lercio.

Andrea: No, è vero. Redazione UnioneSarda.it, 12 febbraio 2020.

Alessia: Andrea, in effetti ti ci vedo con gli abiti da suora.

Andrea: “Troppi metalli nei vaccini: il bambino arrugginisce dopo il bagnetto”.

Tommaso: Lercio.

Alessia: Lercio.

Andrea: Questo è Lercio, assolutamente. Apro una parentesi: questa battuta è finita in una delle varie pagine no-vax. Ovviamente hanno tolto il nostro logo e la nostra intestazione. La gente sotto la notizia diceva “Visto che succede questa cosa? Ve l’abbiamo detto, vi avevamo avvisato”. Qualcuno gli ha risposto dicendo “Guardate che è Lercio” e di tutta risposta “No, non è lercio, è ruggine ma si può pulire!”. Però per fortuna i bambini non arrugginiscono. Anzi, di solito la cosa bella è che vivono anche se si ammalano.
“Giorgia Meloni attacca le auto ibride: promuovono l’ideologia gender”.

Tommaso: Vero.

Alessia: Lercio.

Andrea: Lercio.
Salto sull’internazionalità. “Polizia brutale a Hong Kong: dopo gli spari diffonde musica neomelodica a tutto volume”.

Tommaso: Lercio.

Alessia: Vero.

Andrea: Lercio. Però anche qui non vogliamo dare un’idea alla polizia hongkonghese.
“Svolta nel mondo veg: Lecito mangiare animali che stanno sugli alberi”, tipo le capre che salgono sopra gli alberi o i piccioni.

Alessia: Lercio.

Tommaso: Lercio, ma sarebbe bello crederci.

Andrea: Lercio. Bravi, vedo che state ingranando.
“Roma: Gabbiano generoso dà da mangiare ai senzatetto”.

Alessia: Lercissimo, ma perché sono romana e i gabbiani sono di un’aggressività incomparabile.

Andrea: Sono più grossi dei senzatetto.
Avete visto che fa ridere, ma fa anche riflettere, per usare una frase di Internet. Però non è facile, alcune cose sono più scontate di altre, altre bisogna pensarci. Se uno se la trova così può pensare che effettivamente uno va in una scuola e gli rubano le armi prima che tenti di fare una strage o altre cose. Si tratta di stare attenti in fin dei conti, perché non si può fare una legge che protegga le persone dalle fake news. Ciò che puoi fare è porti il dubbio su quello che stai leggendo. Questa ombra di dubbio ti permette di sviluppare una distanza critica tra quello che leggi e le tue reazioni rispetto a quello che hai letto.

Alessia: Tra l’altro, fra le frasi che hai menzionato nel gioco ce n’era una in riferimento ai vaccini. Mi viene da pensare nel periodo del coronavirus, quei due anni 2020 e 2021, in cui eravamo veramente bombardati da fake news che erano utilizzate per cavalcare tutta quella che poi è stata l’ondata no-vax. Quindi immagino che anche per voi in quel periodo non debba essere stato facilissimo, perché come ci hai dimostrato ogni frase poteva veramente essere presa, rimodellata per la propria narrativa ed essere poi utilizzata in un modo differente.

Andrea: Sì. Tra l’altro, questa battuta del bambino che si arrugginisce è precedente al coronavirus perché il complottismo no-vax risale più o meno a metà degli anni ’90. C’è tutta una genealogia sui novax che nascono da un medico fallito che voleva creare un suo vaccino e invece alla fine è diventato un leader no-vax o antivaccinista.
Ovviamente bisogna stare attenti, però esistono diversi gradi di attenzione e di pensiero critico. Davanti al nostro non poter più uscire di casa o al fatto che bisognasse tenere la mascherina anche mentre camminavamo per strada all’aperto, la maggior parte noi l’ha accettato e non ha fatto storie. A quattro anni di distanza possiamo che forse era abbastanza inutile, perché non era così che si trasmetteva il virus, all’aperto era veramente difficilissimo, però sul momento dicevi “Facciamo tutto quello che è necessario fare, prendiamo una precauzione in più per evitare che succeda qualcosa di peggiore o di inatteso”. È lo stesso ragionamento che si può fare anche con le battute: serve sempre avere una precauzione in più, perché quello su cui scherzi ha effetti reali sulle persone. Alcuni potrebbero prendere per vera la cosa che dici. Se qualcuno è indeciso sui vaccini, legge quella notizia senza il logo di Lercio e può pensare veramente che i vaccini facciano arrugginire i bambini. Quindi sì, bisogna stare attenti.
Io non voglio dire che non si può più dire niente, anzi, si può dire tutto. Non credo che il politicamente corretto stia rovinando tutto o ci stia particolarmente limitando sulle cose che possiamo o non possiamo dire. Forse è vero l’opposto, cioè che alcune cose sono già state dette e che non ha senso ripeterle. Se ne possono trovare di migliori, di nuove e anche di più divertenti.

Alessia: Grazie dell’ascolto. Se l’episodio ti è piaciuto o se vuoi suggerirci nuovi temi da trattare, scrivici a [email protected]. Se invece vuoi riascoltare gli episodi della prima stagione ci trovi su tutte le principali piattaforme podcast. Una Cosa Al Volo è una produzione TEAM LEWIS e ti aspettiamo per il prossimo episodio.

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